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Interviste rilasciate per SKY-TV e per BLOG-WEB

Alcune delle interviste rilasciate a testate e WEB-Blogger negli ultimi tre anni.

Cliccando sul tasto rosso è possibile proseguire nella lettura dell'intervista completa.

1^ Intervista rilasciata
a Ms. Maria Rosaria CIULLA - Bonfirraro
(Aprile 2016)
Manuale di Export Management

  • 1

    D.: Quanto tempo ha lavorato sul Manuale?

    R: La stesura di un Volume di questa portata – per quantità di battute e per qualità dei contenuti e dell’architettura, non è attività che si può comprimere e definire in un lasso di tempo limitato. Il Volume è pregno di esperienze, competenze e conoscenze maturate attraverso gli anni, ma soprattutto grazie a un’operatività di campo, tecnica e manageriale, che ho potuto sviluppare all’interno di quattro importanti Aziende con aspirazione d’internazionalità. Dunque la scrittura di questo testo merita di essere definita in termini di “ricordo”: scrivevo le pagine di questo Testo “ricordando” i contenuti, le esperienze dirette, gli schemi, le obiezioni, le problematiche, le soluzioni proposte e le relative applicazioni. Il Volume ha richiesto che io riesaminassi il mio passato e trasformassi determinate esperienze in parole, schemi, strumenti operativi di facile accesso e utilizzo. La prima stesura del Volume – infine – ha richiesto circa due anni, mentre la prima revisione ha richiesto non più di tre mesi.

     

    2

    D.: Da dove è nata l’esigenza di scrivere una guida così dettagliata sul processo di Internazionalizzazione di un’Impresa?

    R: Scorrendo il mio profilo professionale, emerge molto chiaramente una passione per la formazione, attività che ho svolto per anni e che – attualmente – alterno a quella di Manager. Formare – etimologicamente – significa “fornire una fisionomia” a qualcosa che – fino a quel momento – fisionomia non ha. Il ruolo del formatore, pertanto, è quello di lavorare su una sostanza particolare e molto preziosa, per permettere all’individuo – il soggetto che riceve la formazione – di orientare le proprie risorse in modo efficace, razionale, strutturato, al fine di conseguire un risultato o semplicemente di padroneggiare una determinata situazione, personale o lavorativa. I presupposti di questo genere di attività – dunque – sono duplici: da un lato il soggetto formatore deve possedere la materia in modo e misura ben più che accademici: deve poter vantare un’esperienza, un’applicazione dei contenuti che si propone di trasmettere; dall’altro, il soggetto che beneficia della formazione deve mettere a disposizione questa “sostanza” e renderla malleabile: competenze, conoscenze, senso di responsabilità, proattività, curiosità, volizione e una grande apertura a conoscere nuovi sistemi, nel tentativo vero, onesto, di metterli in pratica

Intervista rilasciata
a Ms. Virginia FODERARO
(Marzo 2012)

  • D. Buonasera Joe. Il tuo è un romanzo documentale nel quale narri una storia di cronaca nera tristemente e universalmente famosa. Un evento tragico, documentato, esplorato nel dettaglio, quasi al microscopio. Sappiamo che per scrivere questo Romanzo hai impiegato 4 lunghi anni per raccogliere il materiale (articoli di giornale, deposizioni, rapporti di indagini della polizia, testimonianze). E contemporaneamente trai lo spunto per farne anche un universo privato, sconosciuto, calandoti nella psicologia dei due protagonisti: la vittima John Lennon, e il suo carnefice Mark Chapman. Cosa è significato per te questo percorso che scorre in un binario narrativo parallelo e calibrato? Quanto c'è della storia di cronaca e quanto del tuo apporto visionario del narratore?

 

  • R. LA MENTE E UN ENTITÀ ANALITICA, IL PROCESSO CREATIVO – diversamente – È SEMPRE SINTETICO, un tutto unico ma dinamico, che trae spunto dalle suggestioni, dall’esito degli approfondimenti, DALLE INVENZIONI della mente. Mi arriva puntuale la citazione di RENOIR, secondo il quale ARTE È FARE: non pensare, non sentire: È AGIRE. Il cammino che ho percorso in quei cinque anni – stesura ed editing compresi – mi ha rivelato che per costruire un prodotto unitario è necessaria una GRANDE ATTENZIONE, l'attività di un occhio sempre aperto, UN OCCHIO VIGILE che osserva dall'alto i due personaggi e il narratore stesso intento a rappresentarne le vicende. Quell’occhio impugna una penna, È LUI CHE HA SCRITTO IL ROMANZO. Dunque c’è stato uno sforzo assiduo di immedesimazione nell'uno e nell'altro, che ha prodotto sentimenti di solidarietà, di comprensione e condivisione e mai di alienazione o distacco: non sarebbe stato onesto. Sono stato un diavolo, sono stato un angelo, vittima e carnefice nello stesso tempo. Lo confesso: sono stato uno schizofrenico!

2^ Intervista rilasciata
a Ms. Maria Rosaria CIULLA - Bonfirraro
(Aprile 2016)
Manuale di Export Management


Un concentrato di energia e vitalità, una conoscenza quasi illimitata di ogni angolo del mondo. Questo, in poche parole, il profilo di Joe Santangelo, un autore fuori dagli schemi, General manager di una delle aziende più produttive a livello mondiale, la Petroltecnica, società di Bonifica ambientale, operante tra la Cina, la Turchia e l’India.

Originario di Bari, ma cittadino del mondo, è lui l’autore del nuovo libro

EXPORT MANAGEMENT Manuale di Internazionalizzazione d’Impresa

a breve in uscita per Bonfirraro, che andrà ad arricchire la collana

“Marketing e Comunicazione”.

Dinamico e bilingue, sempre con un biglietto in mano, gli rubiamo cinque minuti nella sala d’attesa di un aeroporto: sta per partire per una delle sue mille nuove avventure, ma questa volta ci siamo anche noi…

 

Chi è Joe Santangelo?

Un uomo comune di 47 anni. Mi riconosco, e qualche persona mi riconosce, però, un particolare: una grande pervicacia e una costanza insistita. E non v’è dubbio che ciò mi favorisce una visione d’insieme, che ritengo importante in tutti gli ambiti, senza però trascurare l’analisi del dettaglio. Esigo coerenza, così come credo di offrirla in egual misura. La musica, lo sport, la lettura sono gli hobby che impreziosiscono la mia vita. Leggo in particolare saggi matematici e scientifici e sull’esplorazione del mondo. Anche se può sembrare un campo completamente astruso rispetto al mio lavoro, vanno a completare l’universo dei miei interessi che risponde ad un’unica necessità: l’arricchimento della conoscenza.

 

Quando ha scoperto la passione per il marketing e l’economia?

Non riesco a ricordare il momento esatto in cui è nata come passione, anzi mi chiedo estemporaneamente se sia tale, proprio perché ho sempre considerato “passione” tutti gli ambiti della mia vita che non erano “profittevoli”. L’economia è senza dubbio il mio lavoro, ma mi rendo conto che se ho fatto carriera, se mi caratterizza una particolare propensione all’approfondimento di determinate tematiche, una tenacia, appunto, nella continua scoperta di cose nuove sempre in relazione al mio abito di riferimento, sì … non posso che affermare che il mio lavoro sia effettivamente la passione di una vita. Fatta questa considerazione, devo ammettere che lo studio dell’Economia, iniziato con la frequenza dell’Università a 20 anni, ha dato risposta a questa consapevolezza: l’economia è la soluzione più evoluta alla necessità dell’uomo di procacciarsi del cibo. Oggi è una sovrastruttura, un sistema di mercato autonomo e autogestito, ma spogliandola di tutto, è una scienza che permette all’uomo di esaudire i proprio bisogni primari.

 

Da qui la decisione inevitabile di intraprendere uno specifico percorso universitario. Quale?

Laurea in Economia e Master in International Business. E tantissimi corsi di perfezionamento tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

 

Ci racconti un po’ del suo lavoro che ci sa di esotico e sognante…

Quello che posso raccontarvi sul mio lavoro è che non è un lavoro, è una vita… Se così non fosse, sarebbe duro da sopportare… C’è un dato dello scorso anno che mi piacerebbe condividere con voi: soltanto nel 2015 ho effettuato 54 voli intercontinentali, non considerando, dunque, quelli europei. Questo significa che ho trascorso il 60- 70% del mio tempo all’estero e, al di là delle operazioni di business che necessariamente devo portare a termine, i miei viaggi hanno sì qualcosa di esotico, ma proprio perché sono colorati e arricchiti dalle relazioni umane che via via si vanno ad instaurare nelle diverse aree geografiche. E questo mi ha indotto a una riflessione, che è banale e alta allo stesso tempo: ho capito che nel mondo siamo molto diversi, ma siamo tutti uguali. E tutte le nostre differenze, che inevitabilmente esistono e a volte sono insormontabili, nascono dall’esigenza di dare una risposta proprio a quei bisogni primari di cui prima. Cambia il linguaggio, la modalità, la religione, il contesto, la storia.. ma l’uomo è uguale, a tutte le sue latitudini.

 

Vivendo all’estero quasi per l’intero anno, quanto e come si sente italiano?

Non posso nascondere che mi perdo molti pezzi d’Italia. E quando sono in Italia, vivendo in due centri differenti (Rimini e Roma, ndr) faccio fatica a capire a quale città appartengo. Non posso che definirmi cittadino del mondo e affermo con cognizione di causa che i confini, quello veri e quelli tracciati sulla carta, sono solo delle convenzioni che i governi hanno necessità di tracciare per affermare la propria sovranità. Sono, dunque, le convezioni che spesso portano a conflitti disumani. Io ho la fortuna di essere Europeo e di potermi spostare ovunque, ma ogni volta che varco un confine penso anche ai miei molti colleghi che non godono di questo tipo di libertà. E una libertà contingentata non è libertà.

 

Ha solo tre aggettivi per definirsi…

Costante, possibilmente coerente e … in corsa!

 

È necessaria una settima domanda, visto che a lei piacciono i numeri primi…

Perché sono indivisibili!

2^ Intervista rilasciata
a Ms. Serena GOBBO
(Maggio 2013)

  • “Joe”: quando hai scelto questo pseudonimo e perché?

 

  • JOE è tutto ciò che non è istituzionale, ufficiale. Giuseppe Santangelo è il professionista, il laureato, il responsabile, l’intestatario di utenze, crediti e debiti. Joe è – invece – l’artista, l’amico, il papà. Sulla rete sono presente con entrambi i nomi e per motivi decisamente diversi. Oggi è frequente (e anche buona norma) che un potenziale Partner – soprattutto se internazionale – acquisisca notizie sulla controparte attraverso il web. È sorprendente scoprire che NESSUNO dei miei Partner riesca a matchare il mio nick-name (Joe, con cui io mi presento: in inglese è più facile) con il mio cognome: se facessero questo, su internet, gli si aprirebbe un mondo diverso e non riuscirebbero più a quaificarmi. Dunque “Giuseppe” è per il lavoro (Dr. Jeckill), mentre “Joe” resta per la parte creativa (Mr. Hyde). Tutto nasce in un passato così lontano, da essere stato dimenticato. Sono sempre stato Joe: mai stato Giuseppe.

1^ Intervista rilasciata
a Ms. Serena GOBBO
(Marzo 2012)


Per scrivere “Shoot Me!”  sei entrato sia nella testa di Chapman, l’assassino, che in quella di Lennon, la vittima. Entrambi hanno avuto infanzie difficili. Il primo cercò di diventare qualcuno perché non sapeva chi era; il secondo, pur avendo una forte personalità, cercò sempre di mettersi alla prova, e di tentare nuove strade. Due tipi differenti di ricerca, oppure la stessa ricerca solo con risultati opposti?

 

1)

Uno degli aspetti che più amo della scrittura é certamente quello dell'immedesimazione. Richiede tempo, impegno e passione, intesa nel senso stretto del termine. Per essere credibile un personaggio non deve poter scegliere i propri comportamenti, il linguaggio, le reazioni, le percezioni. Una volta costruito il character, l'autore - la cui voce fioca si riesce ancora a percepire attraverso il narratore - dovrebbe farsi da parte, scomparire per sempre. Il valore della sua presenza é nell'assenza. Il personaggio - a esclusione dei gregari,    funzionali allo sviluppo della trama e degli eventi - non deve poter scegliere, nel senso che poste certe condizioni di partenza - sesso, vissuto emotivo, etá, nazionalitá, sfondo culturale, attitudine alla socialitá, categoria professionale di appartenenza, relazioni e fisionomia - e posto di fronte a un conflitto, a una scelta, si comporterà esattamente nel modo in cui ci si aspetta che faccia, perchè è questo che accade alle persone comuni. Egli ridiventa - fatalmente - uno di noi, ed é questo aspetto che trattiene il lettore in quella 'sospensione   dell'incredulità’ che lo costringe a voltare la pagina. Con questo non voglio intendere che l'uomo NON PUÓ SCEGLIERE in senso stretto, perchè questa affermazione confuterebbe il senso di ciascuno dei miei Romanzi e della mia stessa filosofia di vita. L'uomo sceglie sempre, quotidianamente, ma le decisioni importanti - quelle che hanno il potere costruttivo di trasformare la propria esistenza - passano attraverso un percorso, una consapevolezza: l'assunzione di una resposabilità, e questo avviene poche volte nella vita, una volta sola all'interno di un romanzo. Immedesimarsi in Chapman e in Lennon - pertanto - ha richiesto un lavoro emotivo estenuante. Quando scrivo in prima persona - inoltre - io SONO quel personaggio, lo sono in una recita personale, psicologica, lo porto nella mente anche quando vado a dormire: i miei ultimi pensieri sono SEMPRE per il personaggio che ho lasciato nel PC, qualche ora prima. É lì che mi aspetta, spesso in una  posizione scomoda e non voglio fargli perdere troppo tempo. Essere Chapman è stato complicato.

"Shoot Me!" di Joe Santangelo, finalista a Casa Sanremo Writers 2015
(Top-Ten BOOK)


Anche Joe Santangelo partecipa all’edizione 2015 di Casa Sanremo Writers ottenendo già un ottimo risultato: posizionarsi tra i diciannove finalisti. Non di certo estraneo al mondo dell’editoria, Joe lo si può considerare un autore avvezzo tanto alla scrittura quanto alle premiazioni: tra tutte la felice partecipazione al Courmayeur Noir Festival 2005 (presentazione del Romanzo d’esordio) e la vittoria al premio Calamaio D’Argento, anch’esso nell’edizione 2005, indetto dalla Provincia di Genova, per lo stesso libro.

 

 

Originario della Puglia, Joe Santangelo vive, ormai, da oltre una decina d’anni, nella capitale, ed è qui che si occupa di alcuni aspetti fondamentali della vita di una multinazionale, attiva in ambito ambientale e petrolchimico. La laurea ed il master post universitario in Economia e l’ambito professionale lo spingono a permanenze lontane dalla nostra nazione. Nonostante il lavoro, Joe Santangelo conta numerose pubblicazioni, molte di carattere tecnico, commissionate da società sportive; ma a partire dal 2003 l’autore si cimenta in un nuovo genere narrativo: il romanzo noir.

“Shoot-me!”, il testo con cui Joe Santangelo gareggia per la prima posizione - che verrà resa nota il 14 febbraio - è un testo che rappresenta al meglio l’idea del concorso stesso: la fusione tra musica e letteratura. Il testo è, infatti, un documento di 420 pagine in cui l’autore argomenta in modo preciso e fortemente documentato un argomento spinoso (e per certi versi irrisolto) della storia della musica italiana: la vita (e la morte) di John Lennon e Mark Chapman. Le diverse parti che costituiscono il libro aiutano a chiarire il vissuto dei due personaggi e a tratteggiare uno spaccato sociale e ideologico degli anni in cui i fatti avengono. Importantissimo e fondamentale per la realizzazione del testo è il corposo apparato bibliografico che include documenti ancora difficili da reperire in lingua italiana. Un testo da leggere per conoscere ed apprezzare John Lennon tanto nella sua veste d’artista, ma soprattutto nel suo lato umano. Da questo punto di vista affascinano, particolarmente, i testi autografi di Lennon, una delle maggiori personalità artistiche del ventesimo secolo.

Intervista rilasciata
a Mucchio Selvaggio
(Gennaio 2011)

 

  • Un Libro che mescola insieme thriller, saggio, indagine. Come nasce? Da quali esigenze?

  • Il fulcro di questo libro è un fatto vero realmente accaduto, che è passato alla Storia con la s maiuscola ed è già noto al grande pubblico. Avrei potuto scrivere un testo espositivo dei documenti raccolti nel corso nella mia ricerca, un dossier documentale. Ma la possibilità che avevo di fare qualcosa di nuovo e portare un originale spunto di riflessione era di utilizzare il racconto del crimine per scavare nella vita dei due protagonisti del delitto. Tutto è partito dalla lettura accidentale dell’ultima intervista rilasciata a Rolling Stones il 5 dicembre 1980. “Niente è reale – dice John Lennon – la realtà in cui noi tutti viviamo è una illusione. La cosa più difficile è affrontare se stessi. Un tempo ero convinto che la colpa fosse degli altri e che il mondo mi dovesse qualcosa … ora ho scoperto che io sono personalmente responsabile di ciò che mi accade, che io e il mondo esterno siamo un tutt’uno…l’impresa più tosta e scovare la bugia che si annida dentro la tua vita”. Ho trovato interessante che una delle motivazioni principali portate da Chapman per spiegare la genesi del delitto nella sua testa fosse la phoniness di John Lennon.

Intervista rilasciata
a TELENORBA
(Maggio 2012)

  • 8/12/1980

    E’ una data che per tanti è rimasta indelebile nella memoria, perché la sera dell’8 dicembre muore John Lennon, colpito da cinque proiettili sparati da un venticinquenne, Mark Chapman .

    Di Lennon si conosce tutto o quasi perché ancora oggi se ne continua a parlare, ed anche perché il suo pensiero e le sue canzoni seguitano ad appassionarci e ad emozionarci.

    Chapman , dopo quel tragico gesto, continua a far parte dell’anonimato forse perché sia il suo volto che il suo nome sono stati rimossi come a cancellare una vita inutile e vuota.

    Due personalità diverse che lo scrittore Joe Santangelo, tenta di capire e di mettere a conoscenza dei lettori e lo fa presentando il suo lavoro letterario “Shoot me” alla libreria Laterza di Bari, con l’intervento di Alceste Ayroldi.

    Un romanzo/documentario che ha però la prerogativa di una lettura che scivola facilmente anche se si tratta di un libro corposo, ma non è una biografia di Lennon o di Chapman, non è proprio un romanzo e non è una semplice raccolta di documenti ma è tutto un insieme che permettono di scoprire determinati aspetti che nessuno aveva colto.

Intervista rilasciata a "Il PAradiso degli ORchi"
Aprile 2014


Un Libro che mescola insieme thriller, saggio, indagine. Come nasce? Da quali esigenze?

Il fulcro di questo libro è un fatto vero realmente accaduto, che è passato alla Storia con la s maiuscola ed è già noto al grande pubblico. Avrei potuto scrivere un testo espositivo dei documenti raccolti nel corso nella mia ricerca, un dossier documentale. Ma la possibilità che avevo di fare qualcosa di nuovo e portare un originale spunto di riflessione era di utilizzare il racconto del crimine per scavare nella vita dei due protagonisti del delitto.

 

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